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Pagare l’affitto: dovere e convenienza

Pagare l’affitto è un dovere in termini giuridici e civili. In termini giuridici perché si tratta di un obbligo di legge, derivante dalla sottoscrizione di un contratto. In termini civili perché grazie agli affitti l’ATER può garantire il servizio, cioè effettuare le manutenzioni e programmare altre costruzioni.

Il costo per evitare lo sfratto è maggiore dei canoni non pagati

Chi non paga l’affitto danneggia principalmente se stesso, e in termini molto concreti: le procedure di sfratto per morosità conducono alla perdita dell’alloggio e l’importo da pagare per evitare lo sfratto, una volta messa in moto la procedura, è più elevato della somma delle bollette non pagate. Infatti le spese aggiuntive – basta pensare al costo dell’avvocato e agli oneri legali – si sommano a quanto dovuto per l’affitto, per i servizi e per gli interessi, provocando un aumento del debito complessivo. Allora è naturale sottolineare che non pagare l’affitto non conviene: si rischia di trovarsi senza casa e le spese da sostenere per evitare lo sfratto sono maggiori rispetto a quanto si sarebbe pagato, regolarmente, mese dopo mese.

In casi di difficoltà si può ricorrere al Fondo sociale del Comune

Una seconda considerazione riguarda l’ammontare dei canoni d’affitto. Per gli alloggi di Edilizia residenziale pubblica soggetti alla legge regionale 39/2017, i canoni sono calcolati in base al reddito, oltre che alle caratteristiche dell’alloggio. Questo significa che a reddito basso corrisponde affitto modesto. Di conseguenza, la scarsità di reddito non è motivo per giustificare il mancato pagamento dell’affitto. Ma anche se la famiglia attraversasse un momento economicamente difficile, si ricorda che ci si può rivolgere agli uffici comunali i quali – nel rispetto della dignità della persona e nella tutela della riservatezza – in alcuni casi possono prestare assistenza e dare sostegno economico alla famiglia, utilizzando il Fondo di solidarietà istituito presso i comuni e altre risorse. Si raccomanda, quindi, a tutti gli inquilini di pagare regolarmente l’affitto entro il 10 di ogni mese, per mezzo degli appositi bollettini di conto corrente postale che l’ATER invia a ciascun assegnatario o attraverso l’addebito diretto dal conto corrente bancario o postale.

Se non si paga l’affitto per quattro mesi, inizia il procedimento di decadenza

La legge dice che la morosità superiore a quattro mesi sia per canoni di affitto che per spese di autogestione e servizi, è causa di decadenza e costringe l’ATER ad avviare il procedimento per il rilascio dell’alloggio. Il mancato pagamento del canone, anche per periodi inferiori ai quattro mesi, impone all’Azienda l’obbligo di pretendere gli interessi sulle somme non versate, cosa che avviene automaticamente in una successiva bollettazione. In caso di morosità, l’ATER invia un sollecito di pagamento. Trascorso il termine indicato nel sollecito senza che l’inquilino abbia sanato la posizione debitoria, l’Ater invia una “diffida”, nella quale informa anche che la morosità conduce alla decadenza dell’assegnazione, quindi allo sfratto.
In caso di disoccupazione o grave malattia l’ATER può concedere proroghe.

In conclusione: vi sono fondati, validi e seri motivi per pagare puntualmente, ogni mese, canone d’affitto e spese connesse: non solo motivi di rispetto della legge e di correttezza nel rapporto contrattuale, ma anche motivi economici di personale convenienza di ciascun inquilino.

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